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Tutti i giorni, nella grande piazza di Internet, nascosti dietro i loro schermi, singoli utenti e gruppi di haters insultano e spargono odio a destra e a manca. Ignorarli o “rispondere al fuoco” non serve. La sola risposta efficace è quella della nonviolenza e del dialogo: la parola contro l’insulto, il confronto invece dello scontro. Questo è il “fiore” che può neutralizzare le armi dell’odio, e trasformarsi nel “frutto” di una convivenza civile, anche nel mondo digitale. Leggi sui social della campagna i 5 punti del manifesto per contrastare i discorsi d’odio, e poi applicalo e diffondilo più che puoi!
5 semplici regole contro l’odio e per la convivenza civile in rete
1. Comprendi:
E se fossi io ad essere attaccato?
Cerca di comprendere se le parole che hai sentito o stai leggendo hanno l’intento di attaccare, ferire o insultare.
Capendo l’obiettivo di chi sta parlando (o scrivendo) sarà facile empatizzare e immaginare l’impatto che il discorso d’odio ha sulle vittime.
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2. Verifica:
E se non fosse tutto vero quello che leggiamo?
Il discorso d’odio circola spesso attraverso le fake news.
Verifica sempre le dichiarazioni e i fatti prima di riportarli ad altri o di condividerli in rete.
L’odio non ammette ignoranza: potresti rischiare di diffondere odio senza rendertene conto.
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3. Ricorda:
Posso esprimere sempre la mia opinione? Libertà e insulto non sono sinonimi.
La libertà di espressione è un diritto tutelato dalla Costituzione ma questo non significa che i discorsi d’odio possano essere diffusi, incoraggiati o messi in atto trasformandosi in crimini d’odio.
Posso esprimere la mia opinione senza offendere e senza rendere l’altro il bersaglio del mio pensiero.
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4. Segnala:
Cosa posso fare quando m’imbatto in un contenuto che promuove l’hate speech?
In tutti i casi è possibile segnalarlo al social network chiedendone la rimozione, o in altre circostanze, se capita per strada o ne sei stato vittima, puoi ricorrere alle forze dell’ordine.
5. Racconta:
É sufficiente segnalare l’accaduto? Anche se la segnalazione è importante e necessaria, per sradicare l’hate speech, non basta.
Talvolta non basta nemmeno portare prove che smontino la tesi del messaggio d’odio.
Spesso bisogna saper creare una narrazione opposta a cui le persone possano aderire e che possano diffondere.
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Scopri il progetto
Questa iniziativa si realizza nell’ambito del progetto #Culturestopshate co-finanziato dalla Compagnia San Paolo, Fondazione CRT e CRF.
Il progetto intende proporre dei percorsi educativi e culturali per fronteggiare il problema dei discorsi d’odio – in tre territori: Aosta, Fossano (Cuneo) e Genova – e della sua possibile degenerazione in crimini d’odio, con i conseguenti effetti negativi sulla coesione sociale e convivenza democratica e pacifica a livello di comunità locali. Il web sta giocando un ruolo fondamentale nella crescita di questo fenomeno e le giovani generazioni rappresentano un target vulnerabile vista l’alta esposizione che hanno verso questo mezzo di comunicazione. Da questo punto di vista, i tempi del Covid hanno ulteriormente rafforzato la comunicazione sui social.
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